Città private in Honduras

6 11 2011

Direttamente tratto dal sito web del Movimento Libertario, ecco un interessante articolo redatto da Luca Fusari ke tratta di alcune evoluzioni e novità sulla realizzazioni di città indipendenti ovvero di MicroNazioni delle dimensioni di una città sulla terraferma. In passato già avevo scritto ke tentare simili esperimenti su terraferma era praticamente impossibile (anke se nn impossibile), cn qsto articolo si aprono nuove prospettive. A voi la lettura:

Dopo essersi dimesso (pur restando nel consiglio di amministrazione dei soci) nell’estate di quest’anno dal ruolo di responsabile del Seasteading Institute (organizzazione da lui fondata nel 2008) a seguito dei dissidi interni in relazione al modesto budget sin qui raccolto (si parla di soli 2 milioni di dollari stanziati effettivamente) per poter realizzare concretamente l’onerosa isola artificiale galleggiante sognata dal tycoon libertario Peter Thiel (tra i principali soci finanziatori dell’istituto) al largo di San Diego, Patri Friedman, il più famoso seasteader libertario, è tornato alla ribalta quale amministratore delegato di una nuova azienda, Future Cities Development Inc. (FCD) nata con l’obbiettivo di fondare nuove città rette da sistemi giuridici all’avanguardia di natura libertaria questa volta non in acqua ma sulla terraferma.

Tra i membri della nuova società di Friedman vi è Giancarlo Ibàgüen, presidente dell’Università Francisco Marroquin  in Guatemala (in essa, vi è la biblioteca dedicata all’economista austriaco Ludwig von Mises e i busti di Friedrich von Hayek e Milton Friedman che decorano il campus accademico).

Ibàgüen è uno dei fondatori recenti dell’annunciato Free Cities Institute assieme a Michael Strong, un think tank dedicato proprio al tema delle città libere di prossima realizzazione.

Il Guatemala è quindi un importante centro del pensiero libertario presente in Sud America in grado di contribuire al progetto delle città libere proposto in Honduras da Friedman.

Se il Seasteading (ovvero la creazione di nazioni sovrane galleggianti in mare aperto, una delle soluzioni proposte dal pensiero libertario al fine di sfuggire dai vincoli opprimenti degli attuali Stati-nazione) ha ricevuto in passato ampia copertura all’estero, talvolta assai ironica e beffarda dai principali media che ne hanno parlato, il progetto di città volontarie su terraferma promosso ora da Friedman, verrà valutato molto probabilmente diversamente quanto a sua realizzabilità, esso ha infatti trovato in Honduras il luogo ideale per la sua prossima realizzazione.

Il governo locale honduregno ha infatti modificato la sua costituzione nel mese di gennaio di quest’anno permettendo la creazione di speciali zone autonome esenti dal rispetto delle leggi locali e federali.

Future Cities ha firmato un non vincolante protocollo d’intesa per costruire a partire dall’anno prossimo una città libertaria in una delle zone autonome.

Patri Friedman recentemente ha rivelato su Details in merito all’articolo dedicato al suo ex finanziatore Thiel,  il modello della sua nuova startup.

Il modello potenziale è qualcosa che Friedman chiama “Appletopia”: ovvero una realtà avente come modello commerciale di gradimento e riferimento presso il pubblico (come suo brand) l’azienda della mela.

Friedman ritiene che: “Iniziare una Nazione è come iniziare un business, più è desiderabile una Nazione, più è valutabile a livello d’investimento immobiliare“.

Future Cities segue questo approccio, descrivendo la sua missione nel portare avanti lo “spirito della Silicon Valley a livello di innovazione per l’attuazione di sistemi giuridici all’avanguardia per le nuove città“.

Il suo ruolo è quello di sviluppatore principale della città al fine di favorire l’attrazione e la concentrazione iniziale di risorse ed investimenti al fine di realizzare i primi nuclei abitativi.

L’azienda ha come modelli di città del laissez-faire Hong Kong e Singapore, i suoi amministratori ritengono che i diritti di proprietà debbano essere solidi  e forti, favorevoli alla libertà di impresa al fine di favorire la creazione di posti di lavoro, attraendo con tali premesse i successivi investimenti dei privati, permettendo così a milioni di persone di sfuggire dalla povertà, al pari di quanto avviene in Cina con la creazione di speciali zone economiche ad alto fattore d’investimento e capitalizzazione.

Per chi giudica anche tale progetto come un’altra utopia libertaria, Friedman ritiene invece che le prove siano assai evidenti e favorevoli alla sua realizzazione: dove vi è uno stato di diritto, onestà e la mancanza di corruzione (leggasi mancanza di legislazione derivante dalla politica), vi è una maggior crescita economica rispetto anche alle zone a bassa tassazione (che da sola non è di per sè sufficiente come fattore, come il caso di Singapore dimostra).

Rispetto al seasteading, Future Cities si basa sulla modellazione delle città statutarie, analoghe alle città volontarie, quest’ultime già presenti in giro per il mondo e in particolare negli Stati Uniti.

 L’economista della New York University, Paul Romer, spiega come una città statutaria, unisca e combini tra loro i terreni della nazione ospite (in questo caso quelli dell’Honduras) con un sistema giuridico ed istituzionale di un’altra Nazione (ad esempio il Canada, ma nulla impedisce di adottarne altri anche di nuova ideazione) con i suoi abitanti provenienti anche da vari altri Paesi (in relazione al tipo di legislazione adottata nella città statutaria).

L’intuizione centrale di Romer è che il buon governo è trapiantabile quale forma concorrenziale alla Nazione e al suo governo centrale (quindi anche con un possibile sviluppo potenzialmente panarchico o di città-stato indipendente).

Piuttosto che aspettare che una nazione riesca a risollevarsi dalla propria condizione di sottosviluppo, l’esempio di una città statutaria potrebbe aiutare a mostrare la strada ad essa, come avvenne con Hong Kong ai tempi di Deng Xiaoping.

Romer ha trascorso due anni viaggiando attraverso l’Africa cercando inutilmente possibili interessati al fine di mettere in pratica le sue idee; infine nell’autunno del 2010, si è imbattuto nel presidente honduregno Porfirio Lobo interessato al progetto.

Nel mese di febbraio, il Congresso dell’Honduras ha votato per emendare la costituzione per creare regioni a sviluppo speciale (abbreviate in ‘RED’) al fine di mettere in pratica le sue idee.

Questo accordo non è in esclusiva, Romer, dichiara di aver sentito parlare un mese fa dell’interesse di FCD quando la sua proposta è stata sottoposta al comitato che supervisiona le aree RED (di cui Romer è membro).

Le brochure di Future Cities citano ripetutamente ed esplicitamente il modello delle città statutarie come il loro modello, Patri Friedman afferma che la sua azienda si è ispirata al modello di Romer anche se questo non significa che ci sia una relazione tra le due associazioni.

Da parte sua, Romer sottolinea che non ha alcun coinvolgimento con FCD, citando il suo think tank no-profit come una organizzazione senza scopo di lucro e senza interessi economici.

E’ comunque nell’opinione anche di Romer che la globalizzazione dei mercati possa servire per scopi umanitari al fine di creare nuovo lavoro, riqualificare l’ambiente ed iniziare un percorso per far uscire dalla povertà la popolazione di quei Paesi, senza però da parte sua, aver intenzione di fare soldi con tale progetto.

L’interesse di FCD per l’Honduras è concreto, rimane da vedere se l’accordo non vincolante di FCD con il governo dell’Honduras rimarrà in vigore e avrà degli sviluppi o se invece rimarrà in sospeso congelando il modello di città statutarie ad una data meno prossima di realizzazione.

L’Honduras è un Paese che negli ultimi tempi ha visto un colpo di Stato, espropri e violazione dei diritti umani, quindi bisognerà verificare se l’attuale situazione politica si manterrà stabile e favorevole come ora anche in futuro per la realizzazione dei progetti libertari e il trasferimento di investimenti in tali zone.

Il modello di città statutarie ha infatti subito ricevuto critiche sia nel modello proposto da Romer che nella forma proposta da FCD, venendo giudicato e paragonato ad una forma poco lusinghiera di “colonialismo” da vari movimenti di sinistra honduregna ma sopratutto dall’ideologa del movimento no-global, Naomi Klein.

La scrittrice nella sua isteria complottista ed anticapitalista, attribuisce erroneamente nei suoi libri al libero mercato la natura delle crisi politiche di alcuni Stati a regime socialista (Cile 1970, passando per l’URSS nel 1990, sino alla crisi economica del Sud America del 2000) incolpando quali responsabili di tali eventi (derivanti dall’impopolarità e dal fallimento delle scelte pianificate del socialismo specie a livello monetario da parte di enti internazionali sovranazionali) gli economisti del dipartimento di economia dell’Università di Chicago, capeggiati dalla figura di Milton Friedman; i quali certo non brillavano per laissez-faire di mercato (contrariamente a quanto ritenuto dai loro trinariciuti detrattori socialisti).

Agli occhi della no-global (ignorante anche dei vari punti di vista presenti all’interno della famiglia Friedman), Patri Friedman essendo nipote di Milton viene da lei ritenuto automaticamente come il nuovo l’emissario e prosecutore di questa presunta “occulta agenda” ideata a Chicago, arrivando in termini surreali a porre una inverosimile equivalenza tra gli attuali progetti libertari  di privatopie anarcocapitaliste proposte nei Paesi dell’America Latina più poveri da FCD (al momento ancora sulla carta), con le idee monetariste e di liberismo politico temperato da riforme politiche, proposte da suo nonno ben quarant’anni fa!.

Klein ignora la visione di Patri Friedman, la quale non è minimamente paragonabile a quella di suo nonno, dato che il nipote al pari del genitore David (autore quest’ultimo anarcocapitalista di ambito utilitarista) hanno sempre giudicato negativamente le proposte riformatrici del loro illustre parente, proprio in relazione all’eccesso di regolamentazione e di poco spontaneo libero mercato previsto da tali suoi provvedimenti.

Patri Friedman da parte sua, si è sempre dichiarato come un libertario anarcocapitalista prossimo all’anarchia, senza dubbio poco incline alla politicizzazione dell’economia o al ruolo dei governi e dei politici nelle scelte dei singoli individui.

Giudicare quindi con stantii schemi ideologici (peraltro assai grossolani) il suo progetto inaugurato solo in funzione del cognome che questi porta, dimostra la debolezza e la pochezza culturale delle obiezioni mossegli dai suoi detrattori.

Egli non a caso non se ne preoccupa molto e con aria di sfida afferma a fronte di queste sinistre maldicenze che “è il pubblico reale, il popolo dell’Honduras, ciò che conta non ciò che immagina Naomi Klein sul passato.

Se riusciamo a creare lavoro e costruire migliori città rispetto a ciò che hanno adesso, loro saranno senza dubbio più felici“.


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